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Maggio 24, 2025

La pensione di reversibilità

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La pensione di reversibilità

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Il sistema previdenziale italiano contempla diverse forme di tutela economica per i familiari che perdono un congiunto. La solidarietà sociale costituisce il fondamento di questo impianto normativo, sancito dalla Costituzione all’articolo 38. La pensione di reversibilità rappresenta uno degli istituti più rilevanti in questo ambito, ancorato al principio di continuità del sostentamento familiare anche dopo la scomparsa del percettore di reddito.

La complessità della materia previdenziale richiede spesso l’intervento di uno studio legale Firenze specializzato per navigare tra i requisiti normativi e le procedure amministrative. Il diritto previdenziale si intreccia in questi casi con il diritto di famiglia, creando un sistema di garanzie che tutela i soggetti più vulnerabili e preserva la stabilità economica del nucleo familiare.

La pensione di reversibilità: definizione e caratteristiche

La pensione di reversibilità rappresenta una prestazione economica erogata dall’INPS in favore dei familiari superstiti di un pensionato o di un lavoratore assicurato deceduto. Questa forma di tutela previdenziale garantisce continuità di sostentamento ai congiunti che perdono il supporto economico della persona scomparsa.

Il beneficio è concesso automaticamente dal sistema previdenziale italiano a prescindere dalla condizione economica dei richiedenti, sebbene possano essere applicate delle riduzioni in base al reddito. L’erogazione di questa pensione decorre dal primo giorno del mese successivo alla data del decesso, indipendentemente da quando viene presentata la domanda.

Questo aspetto temporale risulta particolarmente vantaggioso per i beneficiari, poiché permette di ottenere tutti gli arretrati dal momento della scomparsa del congiunto. La pensione di reversibilità si distingue dalla pensione indiretta, che viene invece riconosciuta quando il defunto non era ancora titolare di pensione ma aveva comunque maturato i requisiti contributivi minimi previsti dalla normativa vigente.

Entrambe le prestazioni rientrano nella categoria delle pensioni ai superstiti e condividono molte caratteristiche sia in termini di beneficiari che di percentuali di calcolo. La normativa che regola questo istituto è stata oggetto di diverse modifiche legislative nel corso degli anni, con l’obiettivo di adeguare le tutele alle mutate condizioni sociali e familiari.

Pensione di reversibilità quando spetta: condizioni e beneficiari

Perché i familiari superstiti possano beneficiarne, il pensionato defunto doveva essere inscritto a una delle gestioni INPS (già̀ titolare di una prestazione previdenziale: inabilità, vecchiaia…) o il defunto doveva essere titolare di pensione diretta o averne una in corso la liquidazione.

L’articolo 13 della legge 636/1939 elenca i beneficiari di questa pensione:

  • Tra i principali beneficiari figura il coniuge del pensionato o lavoratore deceduto, con specifiche disposizioni che regolamentano diverse situazioni familiari. In caso di separazione, il diritto viene riconosciuto quando sussistono determinate condizioni: il coniuge separato mantiene il diritto se è titolare degli alimenti o se l’importo dell’assegno di mantenimento risulta inferiore alla quota di pensione spettante.

Particolare rilevanza assume la distinzione tra separazione consensuale e separazione giudiziale, poiché in quest’ultimo caso la posizione del coniuge viene valutata anche in relazione all’addebito della separazione stessa. Anche il coniuge divorziato può accedere al beneficio, purché non abbia contratto un nuovo matrimonio e a condizione che il rapporto assicurativo del defunto sia iniziato in data anteriore alla sentenza di scioglimento del vincolo matrimoniale.

La pensione di reversibilità rappresenta quindi una tutela importante che il legislatore ha voluto garantire anche nei casi in cui il rapporto coniugale si sia interrotto prima del decesso, riconoscendo i diritti economici maturati durante la vita comune. La giurisprudenza ha progressivamente chiarito i requisiti necessari per l’accesso al beneficio, contribuendo a definire con maggiore precisione l’ambito di applicazione della norma.

La Corte Costituzionale ha chiaramente dichiarato che sia escluso che il convivente more uxorio abbia diritto alla pensione di reversibilità̀ prevista per il coniuge, anche se in caso di più̀ beneficiari, la quota di pensione di reversibilità̀ all’ex coniuge titolare di assegno divorzile può̀ anche essere conteggiata tenendo conto dell’eventuale periodo di convivenza more uxorio con il coniuge deceduto (Corte Cost., 3/11/2000, n. 461 e 14/11/2000, n. 491).

  • figli: quelli minorenni, quelli disabili e quelli che sono studenti universitari (con un’età inferiore a 26 anni comunque) che sono a carico dei genitori.
  • I nipoti a totale carico del nonno o della nonna defunto/a
  • I genitori del defunto : che hanno meno di 65 anni, che non sono titolari di pensione e che erano a carico del defunto.
  • I fratelli o le sorelle: non coniugati e inabili, a carico del defunto e non titolari di pensione.

Il concetto di “essere a carico” rappresenta un requisito fondamentale per l’accesso a numerose prestazioni previdenziali, inclusa la pensione di reversibilità. Secondo l’articolo 22 della legge del 21 luglio 1965, n. 903, si considerano a carico dell’assicurato o del pensionato quelle persone a cui il defunto “provvedeva al sostentamento in maniera continuativa” prima del decesso.

Questa definizione normativa implica due condizioni essenziali: la non autosufficienza economica del soggetto beneficiario e il mantenimento abituale da parte del pensionato deceduto. Il criterio si applica a diverse categorie di familiari, con particolare rilevanza nei casi di mantenimento figli maggiorenni che, pur avendo raggiunto la maggiore età, si trovano ancora in condizione di dipendenza economica, ad esempio per motivi di studio o per inabilità al lavoro. La giurisprudenza ha progressivamente chiarito che lo stato di bisogno non deve necessariamente coincidere con l’indigenza assoluta, ma può configurarsi anche come impossibilità di mantenere un tenore di vita adeguato con le proprie risorse.

Le autorità previdenziali valutano questo requisito considerando diversi fattori, tra cui il reddito personale del richiedente, la presenza di patrimoni propri e l’effettiva necessità di un contributo economico esterno. La verifica della condizione di essere a carico costituisce quindi un passaggio determinante nel procedimento di riconoscimento del diritto alla prestazione previdenziale.

A quanto ammonta la pensione di reversibilità: importi e percentuali

Il coniuge percepisce il 60% della pensione del defunto se si trova da solo e il figlio solo percepisce il 70% della pensione, non considerate le maggiorazioni o le riduzioni previste dalla legge (L. n. 335/1995, circolare n. 185 del 18/11/2015).
Quando si tratta di un coniuge insieme a un figlio o quando si tratta di due figli da soli, la pensione precipita ammonta all’80%.

Quando c’è un coniuge con più̀ di due figli, la pensione del defunto viene versata per intero. La percezione di questa pensione non è subordinata ad alcun requisito contributivo da parte del beneficiario superstite.

Pensione di reversibilità: cause di cessazione

Il diritto alla pensione di reversibilità può estinguersi al verificarsi di determinate circostanze, specifiche per ciascuna categoria di beneficiari. Per quanto riguarda il coniuge superstite, la causa principale di cessazione è rappresentata dal nuovo matrimonio. In questa circostanza, il diritto viene meno indipendentemente dal regime patrimoniale scelto per la nuova unione, sia esso di comunione e separazione dei beni.

La legge prevede tuttavia che, in caso di perdita del beneficio per nuovo matrimonio, al coniuge venga corrisposta una somma una tantum pari a due annualità della pensione, includendo anche la tredicesima mensilità. Per i figli e nipoti, il beneficio cessa al raggiungimento della maggiore età, a meno che non siano studenti o inabili. Per gli studenti, la pensione termina al completamento degli studi o al raggiungimento dei limiti di età previsti (26 anni per gli universitari).

Per gli inabili, la prestazione si interrompe qualora recuperino la capacità lavorativa. La pensione di reversibilità destinata ai genitori del defunto viene meno quando questi acquisiscono il diritto a un’altra pensione. Analogamente, per fratelli e sorelle, le cause di cessazione includono il matrimonio, la fine dello stato di inabilità o l’ottenimento di un’altra prestazione pensionistica. Queste disposizioni rispondono alla logica di garantire la protezione solo finché persiste l’effettivo stato di bisogno del beneficiario.

Domanda pensione di reversibilità: come presentarla

La domanda per ottenerla deve essere presentata entro un anno dalla data del decesso del defunto.
Può essere introdotta in via telematica (sul sito INPS), rivolgendosi a un patronato oppure prendendo contatto con il Call center dell’INPS (803164: gratuito).

Documenti per reversibilità pensione: cosa serve

  • Fotocopia del documento d’identità̀ del richiedente e del defunto
  • Fotocopia del codice fiscale del defunto e del richiedente
  • Certificato di stato di famiglia o autocertificazione
  • Certificato di morte o eventuale autocertificazione
  • Modello SR 163 firmato e timbrato dalla banca (il conto corrente non deve essere intestato al defunto)
  • L’ultima dichiarazione dei redditi dei due
  • Fotocopia CUD del defunto (estremi della pensione del defunto)
  • Estremi di eventuali altre pensioni in carico al richiedente
  • Data e luogo del matrimonio (per separati/divorziati, ci vuole una fotocopia della sentenza del giudice che pronuncia la separazione o il divorzio)
  • Estratto contributivo del defunto se lavorava

Richiesta pensione reversibilità: termini di prescrizione

Sì, vale il termine di prescrizione ordinaria (art.2946 c.c.), ciò significa che una volta che diano decorsi 10 anni dal decesso, i ratei di pensione non riscossi cadono in prescrizione.

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Pubblicato
Maggio 24, 2025
Cateogoria

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