Ovviamente non si possono dare indicazioni specifiche, perché si tratta di situazioni complesse che variano da una famiglia all’altra, da un individuo all’altro. Però, ci sono alcune regole, direi “d’oro, che valgono in generale nelle relazioni umane, ma che in questo momento forse più che in altri, è importanti avere presenti.
Direi che sono tre fondamentalmente. La prima regola è la regola della tolleranza. Tolleranza vuol dire accettare che l’altro possa avere una opinione diversa dalla mia, dei gusti diversi dai miei, delle abitudini diverse. Questo non significa che io debba condividere la diversità dell’altro, ma che io riconosca, un diritto di cittadinanza a questa diversità. E che quindi, pur non condividendo un atteggiamento, un’idea, un pensiero, eccetera, io riconosca che quella persona ha diritto di dirla e che, quindi, non mi irriti, nel sentire qualcosa che non corrisponde al mio modo di pensare, o al mio modo di fare. Quindi tolleranza, come riconoscimento della diversità dell’altro e del diritto a questa diversità di esistere nella vita familiare.
Seconda regola è quella dell’ascolto. Anche qui, ascolto vuol dire prestare attenzione a quello che l’altro dice. È un ascolto non soltanto riferito alle parole, ma ascolto riferito anche a quello che può essere i sentimenti, gli atteggiamenti, i problemi dell’altro. Anche in questo caso ascoltare non significa condividere, ma significa dare valore a quello che l’altro dice, o quello che l’altro fa. Poi io posso anche ascoltare e dissentire, ma dico all’altro, ascoltandolo, che io do valore a te, a quello che tu sei, a quello che tu pensi, pur non magari condividendo la tua posizione. E questo ascolto è importantissimo, perché è un modo di rispettare l’altro dandogli valore.
Infine, direi la terza regola è la regola dell’umiltà. Umiltà, significa non pensare di aver sempre fatto tutto, di aver sempre capito tutto, di aver sempre detto tutto. Ma avere la consapevolezza che c’è qualcosa, c’è sempre qualcosa che posso non aver capito, sempre qualcosa che posso non aver detto, sempre qualcosa che posso non aver fatto. E quindi, questa consapevolezza,nonostante le mie convinzioni, mi deve mantenere in una posizione appunto, non di superbia, non di presunzione, ma di umiltà appunto, avendo sempre la disponibilità ad ascoltare qualcuno che può dirmi “Guarda questo non lo hai capito bene”, “Si, può darsi, potrebbe essere”, “Questo non l’hai fatto”, “Si, potevo farlo”. Ecco, lasciare sempre questo margine di possibilità.
Direi che queste tre regole, in questo momento, in cui noi siamo particolarmente irritabili per questa forzata limitazione della nostra libertà, sono delle regole buone, per far sì che questa convivenza appunto non si trasformi in una guerra, in una lotta o comunque in una situazione pesante e spiacevole da sopportare.
Quali sono le indicazioni e i consigli per mantenere un buon rapporto genitori-figli, un rapporto particolarmente stretto, che generalmente le famiglie non sono abituate a vivere?
E’ un punto molto importante perché i giovani, i ragazzi, nelle varie età, in questo momento soffrono in maniera importante nella limitazione dei loro rapporti, a vari livelli. Naturalmente, dipende anche qui, un figlio di otto anni non è lo stesso di un figlio di quindici, e quindi anche qui si capirà, che non si può dare un’indicazione univoca. Però c’è una regola fondamentale che un genitore deve tener presente nel rapporto con i figli: ed è la regola dell’esserci per il figlio.
Cosa vuol dire esserci per il figlio? Poter rispondere “eccomi” alla chiamata del figlio, testimoniare quando il figlio ha bisogno di noi, che noi ci siamo, che noi ci siamo come genitori. Questo è fondamentale per far sentire ai figli che non sono soli, in questo momento in cui hanno rotto tutti i legami con i loro amici, con la scuola, con le loro attività, devono sentire che i loro genitori ci sono e ci sono per loro. Quindi quando un figlio ci chiama, perché ci vuole far vedere un disegno, ci vuole far vedere una cosa che ha fatto, perché vuole chiederci qualcosa, poter rispondere sempre “Eccomi. Ci sono. Sono qui per te”. E quindi tu non sei solo.
Questo è importantissimo, dare questo sentimento ai figli, li aiuta molto a combattere il sentimento di solitudine.
E per quanto riguarda il rapporto con noi stessi. Che cosa possiamo fare?
Se una persona riesce a stare abbastanza bene con se stesso, riesce in generale anche a stare meglio con gli altri. Quindi, curare se stessi, avere attenzione per se stessi è importante. A che cosa bisogna avere particolarmente attenzione? Ecco vedete noi, in questo momento, viviamo in una grande situazione di isolamento, perché ci lamentiamo, giustamente, perché i nostri rapporti sociali sono interrotti, isolati, confinati in casa, qualcuno dice “Agli arresti domiciliari”, e non ha tutti i torti. Però, se noi guardiamo tutta questa situazione dall’interno della famiglia, paradossalmente ci accorgiamo che in realtà noi viviamo in una condizione di convivenza forzosa, siamo costretti a stare sempre insieme agli altri componenti della famiglia. E questo, non accade normalmente nella nostra vita, perché ciascuno di noi esce, fa le sue cose, eccetera. Invece ora, da quando ci svegliamo a quando andiamo a letto, siamo costretti a stare insieme agli altri membri della famiglia. E questo ci fa perdere, come dire, uno spazio privato, di privatezza.
Allora è importante, in questo momento, recuperare questo spazio privato. Quindi non isolarsi, ma ritagliarsi uno spazio, che non deve essere necessariamente uno spazio fisico nella casa, ma può essere anche un’attività, o un momento in cui siamo con noi stessi e pensiamo alle nostre cose, facciamo le nostre cose, senza gli altri. E trovare questo spazio di individualità, di separatezza è fondamentale perché questa convivenza forzata non diventi asfissiante.
L’invito per chi ci ascolta è di ricorrere, se lo ritengono necessario, ad un aiuto. La professione di psicoterapeuta o di counselor comunque è attiva, perché è una delle poche che si può fare anche per via telematica, Skype, videochiamate e così via. Ci sono anche dei servizi gratuiti che sono attivati in questo periodo. Alla terapia non ricorrono solo persone che hanno gravi disturbi, ma in un momento come questo, di forte stress, è importante che vi si possa ricorrere anche per un aiuto, e questo nell’interesse proprio della coppia e della famiglia.
Per eventuali consultazioni con il Dott. Ceccarelli: studioceccarelli.fi@gmail.com
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al seguente ARTICOLO:
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