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Agosto 12, 2025

Prescrizione mantenimento figlio: quando e come recuperare gli arretrati

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Prescrizione mantenimento figlio: quando e come recuperare gli arretrati

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L’ordinamento giuridico italiano tutela in modo prioritario il diritto dei minori al mantenimento, all’educazione e all’istruzione, obblighi che permangono in capo ai genitori indipendentemente dalla cessazione del vincolo coniugale. La giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione delinea un quadro normativo chiaro in cui l’interesse del minore riveste carattere sovraordinato rispetto ad altri elementi del contenzioso familiare.

La prescrizione mantenimento figlio rappresenta un istituto giuridico di fondamentale rilevanza nella disciplina del diritto di famiglia, operando come limite temporale all’esercizio del diritto di credito maturato dal genitore affidatario.

Il sistema processuale civile prevede meccanismi specifici per l’accertamento e la tutela di tali diritti, bilanciando la necessità di certezza dei rapporti giuridici con l’esigenza di garantire il sostentamento della prole. Gli strumenti normativi a disposizione dell’autorità giudiziaria consentono un intervento modulato sulle peculiarità del caso concreto, garantendo l’effettività della tutela nei confronti del soggetto più vulnerabile. 

L’evoluzione interpretativa degli ultimi anni ha determinato un rafforzamento delle garanzie processuali e sostanziali in questo delicato settore del diritto.

Mantenimento dei figli non pagato: fino a quando è possibile recuperare gli arretrati

La legge italiana prevede precise tutele per garantire il sostentamento della prole in caso di separazione o divorzio dei genitori. Quando un genitore non adempie all’obbligo di versare il contributo economico stabilito dal giudice, il termine entro cui è possibile recuperare gli arretrati è regolato dall’istituto della prescrizione mantenimento figlio.

L’ordinamento giuridico italiano stabilisce che il diritto alla riscossione degli arretrati si prescrive in cinque anni dalla data in cui ciascun versamento sarebbe dovuto essere effettuato, ai sensi dell’articolo 2948 n.4 del Codice Civile. Tale termine quinquennale si applica ai crediti periodici che si rinnovano mese per mese.

La decorrenza del termine prescrizionale inizia dal giorno in cui ciascuna rata diventa esigibile, ovvero dalla data stabilita nel provvedimento giudiziale. Questa scadenza non è derogabile né può essere estesa, rendendo fondamentale l’attivazione tempestiva per il recupero delle somme dovute.

Per interrompere la prescrizione, il genitore creditore deve compiere atti interruttivi formali quali l’invio di una raccomandata A/R di messa in mora, la notifica di un atto di precetto o la proposizione di un’azione esecutiva. Ogni atto interruttivo fa ripartire da zero il conteggio dei cinque anni.

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha chiarito che la prescrizione opera anche in caso di assegno di mantenimento al figlio maggiorenne, purché non autosufficiente economicamente. La Suprema Corte, con sentenza n. 16175/2015, ha stabilito che l’obbligo permane fino al raggiungimento dell’indipendenza economica del figlio, sempre che il ritardo non sia imputabile a sua inerzia colpevole.

Il mancato versamento dell’assegno di mantenimento può configurare anche il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, previsto dall’art. 570-bis del Codice Penale, che prevede la reclusione fino a un anno o la multa fino a 1.032 euro. Tale fattispecie penale non elimina l’operatività della prescrizione civile per il recupero degli arretrati.

Prescrizione mantenimento figlio: termini, scadenze e come agire per non perdere il diritto alle somme dovute

La prescrizione rappresenta quindi l’estinzione di un diritto non esercitato entro il termine stabilito dalla legge. Nel caso specifico del mantenimento figlio, l’ordinamento italiano prevede un termine quinquennale, conformemente all’articolo 2948 n.4 del Codice Civile, che disciplina i crediti periodici.

Questo termine si applica a ciascuna rata dell’assegno di mantenimento singolarmente considerata, con decorrenza dalla data in cui il pagamento sarebbe dovuto avvenire. La Corte di Cassazione, con consolidata giurisprudenza, ha ribadito l’autonomia di ogni singola rata ai fini prescrizionali.

Per salvaguardare il diritto alla riscossione degli arretrati, è essenziale conoscere le modalità di interruzione della prescrizione. L’interruzione può avvenire attraverso il riconoscimento del debito da parte dell’obbligato o mediante atti formali promossi dal creditore.

Un efficace strumento interruttivo è la diffida stragiudiziale tramite raccomandata A/R, oppure PEC, che deve contenere l’esplicita richiesta di adempimento e l’indicazione dettagliata delle somme dovute. Particolarmente efficace risulta l’invio mediante un avvocato divorzista Firenze, che conferisce maggiore autorevolezza alla richiesta.

Altri atti interruttivi includono il decreto ingiuntivo, la messa in mora e qualsiasi atto introduttivo di un procedimento giudiziale o esecutivo. La giurisprudenza ha chiarito che anche la presentazione di un esposto-denuncia per il reato di cui all’art. 570-bis c.p. costituisce valido atto interruttivo (Cass. Civ., sez. I, n. 7981/2018).

Per documentare l’inadempimento è fondamentale conservare evidenze quali estratti conto bancari, ricevute di bonifici mancati, comunicazioni scritte e qualsiasi altra prova attestante il mancato versamento. La cronologia completa degli inadempimenti risulta determinante in sede processuale.

La tempestività dell’azione è cruciale: attendere anni prima di agire può comportare la perdita definitiva del diritto alla riscossione per le rate più datate. Un monitoraggio costante dei pagamenti e l’immediata attivazione in caso di inadempimento costituiscono la strategia più efficace per preservare integralmente il proprio diritto.

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Agosto 12, 2025
Cateogoria

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